Esce il 21 settembre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, “Quel posto nel tempo” il film con protagonista Leo Gullotta che racconta la malattia dal punto di vista di chi ne è affetto.
Insieme a Gullotta nel cast: Giovanna Rei anche co-produttrice, che interpreta l’amatissima e sfortunata Amelia, moglie di Mario morta troppo presto e Beatrice Arnera nei panni di Michela, la figlia che non si è mai sentita amata.
“Quel posto nel tempo” racconta la storia di un direttore d’orchestra/violoncellista che vede la sua vita scivolare in quel tempo dimenticato chiamato Alzheimer. Un tempo sbiadito, che a tratti non c’è, ed è come non ci fosse mai stato. L’intervento terapeutico della musica sulla malattia resta un elemento di riflessione e di confronto.
TRAMA
Mario è un direttore d’orchestra in pensione che, dopo una vita sul podio, trascorre i suoi giorni in una casa di riposo di lusso in Inghilterra. Soffre di Alzheimer e la sua mente gli gioca strani scherzi confondendo presente e passato, immaginazione e realtà. Mario è seguito e curato, ma quando arriva una telefonata che lo avvisa che la figlia Michela (a cui da tempo prova a scrivere un lettera per spiegare la sua situazione), è finita in rianimazione in ospedale a Napoli, dove vive, decide di partire e raggiungerla. Al capezzale della figlia i pensieri di Mario verranno ancora più confusi dal dolore, e inizierà un viaggio tra passato e presente, ripercorrendo momenti chiave della sua vita e di quella di Michela, ma anche immergendosi in visioni di alternative possibili, sempre in bilico tra la realtà che lo circonda e l’immaginazione di una mente che lo porta in luoghi inaspettati, tra gioie e dolori.
Cosa succede, davvero nella testa e nel cuore di chi soffre di Alzheimer? Con quali emozioni e difficoltà deve fare i conti dentro di sé? E ancora, può una malattia che spaventa diventare a un certo punto uno strumento rivelatorio su alcuni aspetti della vita che si siano volutamente ignorati o filtrati quando si era in grado di gestire pienamente la propria razionalità? Queste e altre interessanti domande sembra farsi Giuseppe Alessio Nuzzo dirigendo una storia molto forte, che vuole portarci dentro la malattia, ma in un modo non scontato. Una prova che arriva dopo anni di studi sull’Alzheimer, tra letture specializzate, interviste, confronti con gli esperti.
In questo film, non c’è nessun caregiver, la sofferenza al centro del racconto è quella di chi attraversa la paura in prima persona quando capisce che il proprio passato, insieme alla memoria, sta per essere cancellato. Al centro del film c’è il racconto dell’angoscia di chi teme di dimenticare la propria vita, di non sentirne più la musica che, a una certa età, è fatta quasi esclusivamente di ricordi, e se anche quelli se ne vanno, poi che rimane? E’ questo il pensiero che terrorizza Mario, che sente la malattia crescere dentro di sé, mentre la vita non gli concede tregua e lo pone davanti a un nuovo grande dolore, un dolore, che confonde ancora di più amore e senso di colpa, ricordi e fantasie, passato e presente, realtà e desideri.
“Un posto nel tempo” non è un film solo sulla malattia, ma un film che attraverso la lente dell’Alzheimer e dei suoi effetti sulla mente di Mario, è che racconta la vita. Una vita qualunque, lunga e ricca, che ha conosciuto successo, amore, lutti e colpe, tutte cose che il protagonista rischia di perdere e riesce a ripercorrerle solo in modo bizzarro e imprevedibile proprio a causa della patologia, che nel suo portarlo a spasso nel tempo, nei suoi sentimenti e nelle sue fantasie, riesce a svelargli verità che fino a quel momento non aveva voluto o saputo affrontare. Un sorta di strana, dolorosa, opportunità che però lo porta a fare i conti con ciò che aveva lasciato per troppo tempo in sospeso.
TRAILER
fonte: https://www.today.it/media/cinema/quel-posto-nel-tempo-trama-recensione-trailer.html